Escursionismo, una domenica alla scoperta di Pentedattilo

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Quattordici chilometri immersi negli splendidi paesaggi dell’area grecanica reggina. Una domenica speciale quella trascorsa dalla cinquantina di escursionisti di “Un posto di Calabria” che si sono ritrovati in uno dei borghi più famosi della Calabria e non solo, la suggestiva Pentedattilo. La “città fantasma”, così chiamata per via dell’abbandono pressoché totale degli abitanti di quello che una volta era un comune a sé stante, ora frazione di Melito Porto Salvo, è arroccata sulla rupe di Monte Calvario ed ha una conformazione che richiamano le cinque dita di una mano. Da qui l’origine greca del nome Pentedattilo.
Il gruppo di “Un posto di Calabria”, dopo essersi radunato proprio alla base del borgo, ha iniziato il proprio cammino attraversando lo stesso e iniziando un percorso lungo e reso insidioso da vento e fango sino alle rocche di Santa Lena, formazioni rocciose conglomeratiche di origine sedimentaria. Un cammino al culmine di una salita di circa 4 km circondati da un incantevole panorama e da un paesaggio selvaggio e rupestre. Con il luccicante mare dello Stretto sempre ad un tiro di schioppo.
Nel pomeriggio il rientro a Pentedattilo dove Domy Pizzi, autentico simbolo del borgo, ha portato gli escursionisti sino in cima all’ex castello (dove ancora si possono ammirare alcuni resti come l’ex prigione e la cisterna usata un tempo per la raccolta di acque piovane) narrando la nota “Strage degli Alberti”, che vide protagonisti nel 1686 Bernardino Abenavoli, Antonietta Alberti e Don Petrillo Cortez. Una love story d’altri tempi che causò tante vittime e soprattutto che provocò l’inizio di tante leggende che caratterizzano un territorio simbolo della storia reggina. Un posto che rimane vivo grazie all’impegno di alcuni cittadini e alla loro passione per l’arte, per l’artigianato e per i “pentagatti”, ossia i tanti docili felini che accolgono i turisti una volta arrivati nel borgo.