Alle ore 23:30 circa di un lunedì di 114 anni orsono che in casa bauscia sarebbe passato alla storia all’Orologio (elegante ristorante milanese situato in Piazza Duomo) nacque l’Inter.
A volerne la sua nascita furono un nutrito gruppo di dissidenti della Milano rossonera con a capo il cartellonista, caricaturista e pittore Giorgio Muggiani (Milano, 14 aprile 1887; Lenno, 30 giugno 1938) che scelse anche lo stemma e i colori del club ispirandosi al calcio d’oltremanica. Giovanni Paramithiotti, veneziano ma di origine ebree, venne nominato presidente anche se, essendo tacciato di portar sfortuna (si racconta che ogni qualvolta assisteva alle partite l’Inter perdeva puntualmente), rimase in carica solo per qualche mese lasciando a Ettore Strauss. A sua discolpa va, però, aggiunto che, pur non ricoprendo più la carica presidenziale, quando l’Inter rifilò un sonoro 0-5 al Milan in uno storico 6 febbraio 1910 (prima vittoria in assoluto contro i rossoneri) era presente e venendo portato in trionfo dai calciatori al termine della scoppiettante partita si tolse la brutta nomea cucitagli addosso. Quel roboante successo nel derby, bissato ventuno giorni dopo con un altrettanto roboante 5-1, avrebbe fatto da cornice al primo titolo nazionale conquistato il 24 aprile dopo il vincente e discusso spareggio contro la Pro Vercelli al Principe di Napoli.
A quel primo titolo ne seguiranno tanti altri ma quello che la catapulterà per la prima volta nel gotha del calcio internazionale in una prima da sogno lo fece suo il 27 maggio 1964 quando al Prater di Vienna, quella che verrà etichettata con l’appellativo di Grande Inter (acronimo che all’epoca nel calcio del bel paese si portava in dote solo il Torino degli invincibili), battendo la più grande fra tutte, il Real Madrid, alzerà al cielo la sua prima Coppa dei Campioni. Coppa che alla vigilia dei 114 anni, come in un beffardo gioco del destino, l’ha salutata nonostante lo 0-1 colto ad Anfield contro un Liverpool che mai aveva battuto in terra inglese.