Autentico punto di forza dell’Inter dei record plasmata da Giovanni Trapattoni, Andreas Brehme arrivò a Milano nell’estate del 1988, dopo aver vestito le casacche di: Barmbeck Uhlenhorst, Saarbrucken, Kaiserslautern e Bayern Monaco (nelle due stagioni con i bavaresi vincerà una Bundesliga e una Supercoppa di Germania), vincendo uno Scudetto, una Supercoppa italiana e una Coppa U.E.F.A (quarto trofeo internazionale di casa bauscia ritornati a vincere in campo europeo dopo 26 anni). Terminato il quadriennio lungo i Navigli mettendo insieme 155 presenze e 12 reti [la prima (rete del provvisorio 1-1 con un pregevole destro al volo) il 16 ottobre 1988 al Giuseppe Meazza contro il Pisa poi battuto 4-1] si trasferisce agli spagnoli del Real Saragozza ma trascorsa una sola stagione ritorna in patria rivestendo la casacca del Kaiserslautern fino al 1998 quando prossimo alle 38 primavere, dopo aver vinto due Coppe di Germania e una storica Bundesliga (il Kaiserslautern salì sul tetto di Germania da neopromosso), appenderà le scarpe al chiodo.
Due anni dopo aver smesso di giocare inizia ad allenare (per un breve periodo) sedendosi sulle panchine di: Kaiserslautern, Unterhaching e (come vice di Giovanni Trapattoni) Stoccarda. In nazionale sarà il punto fermo dei tedeschi per anni aggiudicandosi il mondiale nel 1990. Titolo che la Germania farà suo dopo aver battuto in finale l’Argentina con un calcio di rigore di Brehme calciato inusualmente di destro. Per averlo il presidente dell’Inter Ernesto Pellegrini versò 1,8 miliardi di lire e a suggerirne l’acquisto fu Lothar Matthaeus approdato anch’esso all’Inter dal Bayern Monaco in quella memorabile estate del 1988 che farà da preludio all’Inter dei record che verrà.