Sostenere la squadra della propria città (al di là della categoria di appartenenza...) ha a che fare con le tue radici che si rifanno al passato e a coloro i quali te ne hanno fatto appassionare. Se poi arrivano due fratelli registi (i Manetti Bros...) profondamente legati e innamorati alla propria terra (Palmi...) al punto da deciderne di farne un film (U.S. Palmese) partendo da un ricordo della gioventù che ne ha fatto scoccare la scintilla raccontandola in un modo originale e lontanissimo dagli stereotipi del calcio moderno (al centro vi è un agricoltore, don Vincenzo, animato da un’idea apparentemente folle che lo porta a far ingaggiare un calciatore famosissimo, Etienne Morville, che riscopre la passione perduta trasferendosi nel profondo sud che lo accoglie come un figlio), non puoi che esser orgoglioso nel sostenere quella squadra. Una squadra che, pur non avendo mai toccato la Serie A o la Serie B, dimostrando, però, di non essere affatto piccola grazie a interpreti di primo piano (Carmelo Buonocore, poi trasferitosi all’Ambrosiana Inter, è solo uno tra questi...) che l’hanno esaltata al punto da poter battagliare con onore in campionati importanti e contro squadre blasonate del calcio italiano e non solo (in due occasioni ha incrociato squadre ungheresi), ti ha dato e ti darà sempre emozioni indescrivibili perché indissolubilmente legate a quelle inestirpabili radici. Emozioni che hanno avuto e hanno ancora come bel palcoscenico (lo è anche nel film) quel campo (il Littorio ieri il Giuseppe Lopresti oggi) abbarbicato alle pendici d’un monte che digrada sul mare donde si scorge uno dei panorami più belli che l’occhio umano possa immaginare. Un panorama che, affacciandosi dal sentiero che lo attraversa (il tracciolino) al punto da potersi tuffare con gli occhi su quel campo ammirandone le inconfondibili livree neroverdi, si veste d’infinito.
Adesso bisogna solo aspettare che il film, presentato in anteprima alla 19a edizione della “Festa del Cinema di Roma”, arrivi nelle sale cinematografiche a far innamorare non solo i palmesi ma tutti colori i quali credono e crederanno sempre nei sani e inalienabili valori che il calcio e il fin troppo bistrattato sud sono capaci di trasmettere.