
L'Inter ha necessario bisogno di una vacanza. Questo il responso più chiaro dopo due partire del Mondiale per Club. Serve staccare la spina fisicamente e mentalmente. Troppe le scorie di una stagione che ha logorato nella testa e nelle gambe una squadra che adesso appare controfigura di se stessa. È così che si stava materializzando il secondo pareggio di fila. Monterrey prima, Urawa adesso. Una costante spezzata di forza nei minuti finali guarda caso da un ragazzo tutto freschezza come Valentin Carboni. Che sia un segno?
Certo che sì, ai nerazzurri serve la fresca brezza di Primavera, in maiuscolo come quella che fu proprio di Chivu e dello stesso Carboni.
NERAZZURRO SBIADITO Manovra lenta, macchinosa e inconcludente. L'Inter tiene palla per tutto l'arco della partita, praticamente senza mai concederla agli avversari, ma non è il possesso sterile a fare la differenza nel calcio. Nessun dribbling uno contro uno, nessun movimento interessante senza palla. Solo una traversa presa in pieno da Lautaro nel primo tempo con un colpo di testa che sa di acqua nel deserto. Solo un miraggio di vera Inter che, oltre a risultare inconcludente davanti, si fa infilare nell'unica sporadica volta in cui l'Urawa si spinge oltre la propria metà campo. Bel fraseggio nello stretto tutto tecnica e velocità che porta al gol di Watanabe (11'), mentre i nerazzurri restano a guardare. Prima e dopo solo Inter, inconcludente e deludente Inter.
AFFANNI E ALTRI PROBLEMI La stanchezza di una stagione infinita fatta di viaggi e sconfitte, il cambio repentino in panchina, il poco tempo per incidere a disposizione di Chivu e le pesanti assenze di Chalanoglu, Thuram e Dumfries solo per fare qualche nome. Tutti dati di fatto e non scuse per l'Inter. Un altro dato di fatto è però il netto divario tecnico tra le due squadre, ancora più ampio di quanto visto contro i messicani del Monterrey. Allora, appare inspiegabile e inaccettabile la prestazione insufficiente dei nerazzurri, capaci di calciare in porta solo una volta (la traversa del capitano del primo tempo) e null'altro per oltre un'ora di gioco. Il tutto si mescola con l'atteggiamento iper difensivo dell'Urawa, totalmente arroccato negli ultimi 20 metri, a complicare ulteriormente le avanzate interiste.
LA SVOLTA Solo una giocata del singolo, solo un guizzo di talento puro poteva sbloccare una situazione arenata tra le sabbie mobili. In mezzo al deserto l'acqua c'è ed è tutta argentina. Lautaro, ultimo a mollare, sfrutta un calcio d'angolo con una girata spalle alla porta di pregevole fattura. Un gol sensazionale che sa di fulmine a ciel sereno e rivitalizza la Beneamata per gli ultimi dieci minuti di gioco più recupero rimasti. A quel punto serve solo buttare palla in mezzo e sperare che qualcosa succeda e qualcosa sì che succede. Chivu si affida alle uniche certezze che ha in questo momento, ovvero il suo passato fatto di gloria tra le giovanili. Dentro Valentin Carboni (preceduto ad inizio ripresa dall'altro figlio delle sue giovanili Pio Esposito) e la linfa nuova che tanto servirebbe all'Inter. Pieno recupero e gol con conclusione da dentro l'area. Eccolo l'epilogo dolce dopo aver digiunato per trequarti di partita. La giovinezza al potere, ecco cosa serve all'Inter, ora più che mai.