Nello sport la regola principe è una: accettare la sconfitta

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Nello sport (nel caso in questione nel calcio) esiste una parola scomoda ma che elevandola è segno di cultura sportiva. La parola in questione si chiama sconfitta. Perdere (è ovvio) non fa mai piacere a nessuno ma una volta che il campo ha dato il suo verdetto (al di là di meriti, demeriti e quant’altro) si deve sempre e comunque accettare quella sconfitta (che tristezza un calcio nel quale Davide non potrebbe mai battere Golia) traendone il meglio al fine di migliorarsi.

Traslando il concetto di sconfitta al mondiale di calcio (argomento più che mai in tema) nella gara d’esordio di Italia ’90 ci fu una sconfitta (ecco il Davide contro Golia) che rimase nella storia. A infliggerla all’Argentina di Carlos Bilardo (campione del mondo in carica) fu il Camerun grazie a un imperioso stacco di testa da far invidia a campioni di fama mondiale di Omam-Biyik. La caduta degli argentini (inimmaginabile alla vigilia) fu clamorosa ma quella sconfitta diede il più bel tocco di romanticismo a quel mondiale dalle notti magiche. Facendo un salto in avanti di 32 anni eccoci al mondiale qatariota che oggi ha visto scendere in campo l’Iran. Il pronostico, a differenza di quel che successe all’Argentina, è stato ampiamente rispettato (l’Inghilterra ha vinto agevolmente) ma la più bella cartolina l’ha regalata l’attaccante iraniano del Porto Mehdi Taremi quando, dopo aver firmato la rete del provvisorio 4-1, concentratissimo e con lo sguardo solcato dall’emozione, ha messo la sua seconda firma realizzando il calcio di rigore del definitivo 6-2 in favore degli inglesi.

La sconfitta, oltre che essere sinonimo di cultura sportiva, è capace di scrivere pagine indelebili e non accettarla vuol dire non accettare la regola principe dello sport.