
Giunti nella metà degli anni ’80 una squadra di provincia, il Como, fu capace di ritagliarsi una delle più belle pagine della sua storia iniziata in un lontanissimo 25 maggio 1907 quando, un gruppo di giovani riunitosi presso il bar Taroni della centralissima Como, la fondò.
Correva la stagione 1985-86 e sulla panca dei lariani c’era il toscano Roberto Clagluna che ebbe in mano un’ottima squadra facente leva sul portiere Paradisi, proveniente dall’Avellino, su Tempestilli, sull’elegante centrocampista sardo Matteoli, sul talentuoso brasiliano, eccellente nei calci piazzati, Dirceu, con Borgonovo, ritornato dal prestito alla Sambenedettese, e lo svedese Corneliusson a dar manforte all’attacco. A bagnare l’esordio dell’undici comasco fu la sfida casalinga contro il Varese in Coppa Italia giocatasi il 21 agosto 1985. Terminò 1-1, con Todesco che riacciuffò i biancorossi nella ripresa, e, al termine del girone, il Como accedette agli ottavi di finale assieme al Torino giunto primo dopo aver battuto al Comunale nella quinta e ultima giornata gli stessi lariani.
Il campionato prese il via l’8 settembre ma per brindare al primo successo si dovette aspettare l’8a giornata quando, al Partenio, Bruno, Mattei e una doppietta di Corneliusson affondarono l’Avellino. La straripante vittoria in terra irpina fu solo un episodio e, dopo le rovinose cadute contro Atalanta e Pisa, Claguna fu esonerato in favore di Rino Marchesi. Il cambio tecnico coincise con una vera e propria svolta e, nelle ultime cinque giornate del girone d’andata, i tre pareggi e le due vittorie, una delle quali contro l’Inter battuta al Sinigaglia da una rete di Borgonovo, permisero al Como di abbandonare l’ultima piazza e la zona retrocessione lasciandosi alle spalle: Bari, Pisa e Lecce. L’inizio del girone di ritorno fu altrettanto incoraggiante e le quattro partite giocate nel freddissimo mese di gennaio continuarono a far racimolare al Como punti preziosi anche se la giornata che nessuno potrà mai dimenticare fu il 29 gennaio 1986 quando, in un Sinigaglia completamente ricoperto dalla neve caduta copiosa, a venire sconfitta, nella gara d’andata valevole per gli ottavi di finale di Coppa Italia, fu la Juventus. A siglare la rete che valse l’1-0 in favore dei lariani fu Corneliusson che sfruttò un’uscita a vuoto di Tacconi. L’inaspettata vittoria contro i bianconeri di Giovanni Trapattoni, reduci dalla conquista della Coppa Intercontinentale e futuri campioni d’Italia, permise al Como di accedere ai quarti di finale grazie all’1-1 (Bonini e autorete di Brio) colto al Comunale quindici giorni dopo. Prima che la coppa riprendesse il suo cammino, fu il campionato a dare ai lariani le più belle soddisfazioni che raggiunsero l’apice domenica 27 aprile quando, prevalendo sulla Roma con una rete lampo di Corneliusson, centrarono il 9o posto.
Secondo miglior piazzamento di sempre nella massima serie dopo il 7o posto ottenuto nel 1949-50 dall’undici guidato dall’ex colonna della Juventus Mario Varglien. Arrivati a maggio riprese la Coppa Italia e per il Como fu ancora festa visto che accedette alle semifinali eliminando l’Hellas Verona. I ragazzi di Marchesi sembravano inarrestabili e se ne accorse anche la Sampdoria nel turno successivo. A Genova finì 1-1, con Maccoppi che ristabilì la parità, e 1-1 terminarono i tempi regolamentari nella gara di ritorno. Al sopraggiungere del minuto 96 del primo tempo supplementare la tredicesima rete stagionale di Borgonovo sembrò spalancare le porte della finale per il Como ma, in men che non si dica, il sogno svanì. Un oggetto lanciato dagli spalti colpì l’arbitro Redini, sul Sinigaglia calò il buio e la favola dei ragazzi in maglia azzurra s’infranse sul più bello. Partita sospesa e 0-2 a tavolino per la Sampdoria che in finale si sarebbe arresa alla Roma.
Nonostante l’inatteso epilogo, in quella coppa nazionale che avrebbe potuto darle la soddisfazione più grande di sempre, la compagine lombarda del presidente Benito Gattei scrisse, comunque, una bella storia di calcio che in riva al lago di Como non la si potrà mai dimenticare.