In un momento storico in cui il mondo dello sport è in costante evoluzione, nel calcio si avverte sempre più la necessità di innovazione e cambiamento. Girolamo Mesiti, attuale Presidente dell’Aiac Calabria, ha rivissuto con noi i momenti più significativi della sua carriera con particolare attenzione proprio al modo in cui il calcio sembra essersi adattato ad un cambiamento generazionale sotto vari aspetti.
Mesiti inizia a giocare da giovanissimo quando frequenta la scuola calcio del suo paese, Bagnara. La prima importante esperienza arriva all’esordio in Promozione con la maglia del Polistena e lì ha l’occasione di giocare al fianco di figure importanti come Mannino e Campagna. Dopo la parentesi polistenese si trasferisce prima al Vigor Lamezia e l’anno dopo, in prestito, al Cosenza, arriva la vittoria del campionato C2: “A quei tempi era molto difficile arrivare a giocare in serie C e sebbene non sia stato proprio uno dei protagonisti, ricordo quella vittoria con particolare gioia. È stata una vera apoteosi perché Cosenza è una città importante, ha un grande pubblico e una storia prestigiosa”.
La sua carriera da calciatore prosegue per altri anni e in questo periodo veste le maglie di Isernia, Squinzano, Siderno e Nuova Igea. Nonostante l’addio al calcio giocato, Mesiti intraprende ben presto una nuova avventura ma questa volta dalla panchina: “Dietro un allenatore ci sono quasi sempre gli insegnamenti dei propri vecchi mister. Si tratta sicuramente di un’esperienza che ti porti dietro e che ti aiuta a gestire la squadra e i rapporti umani. Il passaggio da calciatore ad allenatore è netto perché sono due ruoli completamente diversi, ti levi i pantaloncini e devi mettere la tuta. Le soddisfazioni che ne derivano sono tante e diverse, ma chi ama il calcio lo fa sia da allenatore che da calciatore.”
Mesiti, protagonista in campionati diversi, tra cui quelli di Eccellenza e Serie D, può vantare un curriculum degno di nota per aver allenato squadre come HinterReggio, Interpiana, Isola Capo Rizzuto e Siderno: “Vincere per un allenatore è sicuramente importante, ma la soddisfazione più grande è quella di lasciare qualcosa ai propri giocatori. Oggi il ruolo del mister è cambiato, si è più preparati, ci sono corsi di aggiornamento e bisogna stare sempre attenti ai cambiamenti, come ad esempio quelli di natura tattica. Credo che i tratti più importanti che un allenatore debba avere sono la personalità, il carisma e l’autorevolezza. È importante far capire ai propri calciatori che si ha sempre qualcosa da dargli e si deve essere empatici ma con fermezza”.
Riguardo il suo attuale ruolo di selezionatore della Rappresentativa Under 19 della Calabria, Mesiti si è espresso anche sul recente rinvio del Torneo delle Regioni per il terzo anno consecutivo: “A differenza dell’allenatore che ha un compito più tecnico-tattico, il selezionatore deve essere in grado di sfruttare il poco tempo a disposizione per valutare, con esperienza e istinto, i giocatori. Dietro c’è un grosso lavoro di scouting e tutti i ragazzi devono sentirsi parte di questa Rappresentativa. Molti giovani sono stati penalizzati dal rinvio perché ci sono squadre professionistiche che seguono con attenzione questi tornei ed è un peccato perché non gli si dà l’opportunità di mettersi in mostra. Per fare quel salto di qualità la differenza la fa il modo in cui si sta in campo. È importante avere quella velocità di pensiero che permette al calciatore di trovarsi nel posto giusto prima che gli arrivi la palla. Anche se la loro carriera dipende da diverse variabili, con i giovani si deve avere pazienza e bisogna lavorare perché il calcio brucia tutto in poco tempo, si vuole vincere”.
Rispetto a venti anni fa è cambiato il modo in cui i ragazzi più giovani si approcciano a questo sport. È, ormai, in atto un’evoluzione rispetto a tutto quello che gli fa da contorno a partire dalla presenza di nuove figure professionali che analizzano la performance dei giocatori: “Prima il calcio ci toglieva dalla strada e l’obiettivo era diventare dei professionisti. Ora i giovani sono sicuramente interessati anche ad altro, vogliono tutto e subito e questo può essere un rischio per loro. Inoltre oggi i calciatori hanno a disposizione uno staff tecnico completo e variegato. Non c’è più solo l’allenatore, ma anche il mental coach, preparatori fisici, manager, procuratori. Si hanno a disposizione nuovi strumenti utili a valutare la preparazione, le attitudini e l’approccio cognitivo di un calciatore. Per fare scouting servono questi strumenti insieme a delle figure come quella del match analyst perché insieme permettono di studiare nel dettaglio le partite e gli allenamenti.”
Da un anno Girolamo Mesiti ricopre il ruolo di Presidente dell’AIAC Calabria: “È importante per me poter rappresentare gli allenatori calabresi. Mi sono avvicinato a questa associazione per la tutela dei diritti degli allenatori e dopo esser già stato Consigliere, essere il Presidente significa chiudere un cerchio. Credo che dobbiamo crescere sotto vari punti di vista, soprattutto riguardo ai comportamenti e gli atteggiamenti in campo”.
Mesiti guarda al futuro con la voglia e l’intenzione di realizzare progetti nell’ambito della sua variegata carriera professionale, con l’auspicio di un ritorno in panchina.In un momento storico in cui il mondo dello sport è in costante evoluzione, nel calcio si avverte sempre più la necessità di innovazione e cambiamento. Girolamo Mesiti, attuale Presidente dell’Aiac Calabria, ha rivissuto con noi i momenti più significativi della sua carriera con particolare attenzione proprio al modo in cui il calcio sembra essersi adattato ad un cambiamento generazionale sotto vari aspetti.
Mesiti inizia a giocare da giovanissimo quando frequenta la scuola calcio del suo paese, Bagnara. La prima importante esperienza arriva all’esordio in Promozione con la maglia del Polistena e lì ha l’occasione di giocare al fianco di figure importanti come Mannino e Campagna. Dopo la parentesi polistenese si trasferisce prima al Vigor Lamezia e l’anno dopo, in prestito, al Cosenza, arriva la vittoria del campionato C2: “A quei tempi era molto difficile arrivare a giocare in serie C e sebbene non sia stato proprio uno dei protagonisti, ricordo quella vittoria con particolare gioia. È stata una vera apoteosi perché Cosenza è una città importante, ha un grande pubblico e una storia prestigiosa”.
La sua carriera da calciatore prosegue per altri anni e in questo periodo veste le maglie di Isernia, Squinzano, Siderno e Nuova Igea. Nonostante l’addio al calcio giocato, Mesiti intraprende ben presto una nuova avventura ma questa volta dalla panchina: “Dietro un allenatore ci sono quasi sempre gli insegnamenti dei propri vecchi mister. Si tratta sicuramente di un’esperienza che ti porti dietro e che ti aiuta a gestire la squadra e i rapporti umani. Il passaggio da calciatore ad allenatore è netto perché sono due ruoli completamente diversi, ti levi i pantaloncini e devi mettere la tuta. Le soddisfazioni che ne derivano sono tante e diverse, ma chi ama il calcio lo fa sia da allenatore che da calciatore.”
Mesiti, protagonista in campionati diversi, tra cui quelli di Eccellenza e Serie D, può vantare un curriculum degno di nota per aver allenato squadre come HinterReggio, Interpiana, Isola Capo Rizzuto e Siderno: “Vincere per un allenatore è sicuramente importante, ma la soddisfazione più grande è quella di lasciare qualcosa ai propri giocatori. Oggi il ruolo del mister è cambiato, si è più preparati, ci sono corsi di aggiornamento e bisogna stare sempre attenti ai cambiamenti, come ad esempio quelli di natura tattica. Credo che i tratti più importanti che un allenatore debba avere sono la personalità, il carisma e l’autorevolezza. È importante far capire ai propri calciatori che si ha sempre qualcosa da dargli e si deve essere empatici ma con fermezza”.
Riguardo il suo attuale ruolo di selezionatore della Rappresentativa Under 19 della Calabria, Mesiti si è espresso anche sul recente rinvio del Torneo delle Regioni per il terzo anno consecutivo: “A differenza dell’allenatore che ha un compito più tecnico-tattico, il selezionatore deve essere in grado di sfruttare il poco tempo a disposizione per valutare, con esperienza e istinto, i giocatori. Dietro c’è un grosso lavoro di scouting e tutti i ragazzi devono sentirsi parte di questa Rappresentativa. Molti giovani sono stati penalizzati dal rinvio perché ci sono squadre professionistiche che seguono con attenzione questi tornei ed è un peccato perché non gli si dà l’opportunità di mettersi in mostra. Per fare quel salto di qualità la differenza la fa il modo in cui si sta in campo. È importante avere quella velocità di pensiero che permette al calciatore di trovarsi nel posto giusto prima che gli arrivi la palla. Anche se la loro carriera dipende da diverse variabili, con i giovani si deve avere pazienza e bisogna lavorare perché il calcio brucia tutto in poco tempo, si vuole vincere”.
Rispetto a venti anni fa è cambiato il modo in cui i ragazzi più giovani si approcciano a questo sport. È, ormai, in atto un’evoluzione rispetto a tutto quello che gli fa da contorno a partire dalla presenza di nuove figure professionali che analizzano la performance dei giocatori: “Prima il calcio ci toglieva dalla strada e l’obiettivo era diventare dei professionisti. Ora i giovani sono sicuramente interessati anche ad altro, vogliono tutto e subito e questo può essere un rischio per loro. Inoltre oggi i calciatori hanno a disposizione uno staff tecnico completo e variegato. Non c’è più solo l’allenatore, ma anche il mental coach, preparatori fisici, manager, procuratori. Si hanno a disposizione nuovi strumenti utili a valutare la preparazione, le attitudini e l’approccio cognitivo di un calciatore. Per fare scouting servono questi strumenti insieme a delle figure come quella del match analyst perché insieme permettono di studiare nel dettaglio le partite e gli allenamenti.”
Da un anno Girolamo Mesiti ricopre il ruolo di Presidente dell’AIAC Calabria: “È importante per me poter rappresentare gli allenatori calabresi. Mi sono avvicinato a questa associazione per la tutela dei diritti degli allenatori e dopo esser già stato Consigliere, essere il Presidente significa chiudere un cerchio. Credo che dobbiamo crescere sotto vari punti di vista, soprattutto riguardo ai comportamenti e gli atteggiamenti in campo”.
Mesiti guarda al futuro con la voglia e l’intenzione di realizzare progetti nell’ambito della sua variegata carriera professionale, con l’auspicio di un ritorno in panchina.