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Addio ad Alberto Ginulfi storico portiere della Roma

2023-09-08 17:23

Francesco Lacquaniti

CALCIO, STORIE DI SPORT, SPORT SOTTO I RIFLETTORI,

Addio ad Alberto Ginulfi storico portiere della Roma

Alberto Ginulfi, l'unico portiere italiano che parò un calcio di rigore a Pelè

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Alberto Ginulfi (nato a Roma il 30 settembre 1941) iniziò la sua carriera tra i pali nelle giovanili della Roma fregiandosi del titolo di campione d’Italia. Dopo la parentesi in Serie C con la Tevere Roma, approderà in prima squadra vestendo i colori giallorossi (colori ai quali sarà talmente legato da rifiutare anni dopo la Juventus) dal 1962 al 1975. Agli inizi secondo di Cudicini e poi di Pizzaballa (a gettarlo nella mischia in pianta stabile sarà Helenio Herrera) e sul finire della sua lunga esperienza romana di Paolo Conti, scende in campo per la prima volta il 28 ottobre 1962 contro il L.R. Vicenza che si imporrà all’Olimpico con una rete di Puia

 

Gli allori vinti con la Roma (il suo grande rammarico fu la mancata qualificazione alla finale di Coppa delle Coppe sfuggita per colpa del lancio della monetina che premiò i polacchi del Gornik Zabrze) saranno 4 (2 Coppe Italia, un Trofeo di Lega Armando Picchi e una Coppa Anglo-Italiana) ma l’episodio che lo farà balzare agli onori delle cronache avverrà il 3 marzo 1972 quando durante un’amichevole tra la Roma e il Santos parerà un calcio di rigore a Pelè (sarà l’unico portiere italiano a riuscire nell’impresa) con tanto di complimenti dell’asso brasiliano che a fine partita gli regalerà la maglia. 

 

Salutata la Roma (un saluto che non intaccò affatto il suo sconfinato amore per quei colori) rimarrà in Serie A difendendo i pali di Verona (raggiungerà un’insperata salvezza e la finale di Coppa Italia persa col Napoli) e Fiorentina (sarà secondo di Mattolini) per chiudere la carriera in Serie B con la Cremonese. Definito dal giornalista Alberto Marchesi un portiere moderno, si distinse per la sua riservatezza e pacatezza e il suo mancato approdo in nazionale (anche se dovette abdicare a quella che sarebbe stata la sua prima convocazione in maglia azzurra a causa di una lieve anomalia cardiaca che lo fermò due mesi) lo accettò sempre di buon grado dando i meriti a chi era più bravo di lui.