Una respinta di pugno, una palla bloccata o un tiro deviato, sono i momenti in cui il protagonista, per quei pochi istanti, è l’uomo che indossa i guantoni. Attimi in cui il fiato è sospeso e mentre i tifosi possono esplodere di gioia, lui deve farsi trovare pronto a volare ancora una volta tra i pali. Questo è il fascino di un ruolo diverso da tutti gli altri e che richiede un’estrema preparazione e ore di allenamento. Lo sa bene Giovanni Mileto, giovane portiere classe 2005 e astro nascente del calcio calabrese che ha portato a termine una stagione da incorniciare.
Una miscela di entusiasmo e passione traspare dalla sua voce mentre racconta con grande maturità il suo percorso e i suoi sogni. Nato con la palla tra i piedi, una fatalità ha fatto sì che la sua carriera proseguisse a difesa della porta. Aggiungendo spirito di sacrificio e determinazione al suo talento è riuscito a guadagnarsi la fiducia di molti e a sfatare, ancora una volta, lo stereotipo del portiere:
“Il calcio mi ha sempre appassionato e a 6-7 anni ho iniziato a giocare come trequartista. Poi, però, soffrendo di asma era molto difficile continuare in quella posizione e per questo motivo hanno deciso di mettermi in porta, un ruolo che in realtà già mi piaceva. Fisicamente non sono il più portato non essendo altissimo ma riesco a compensare con altre caratteristiche fondamentali su cui lavoro molto, quali la forza esplosiva e la reattività. Purtroppo molti osservatori tendono a scartare basandosi esclusivamente sul fattore altezza sebbene ci siano portieri a livello internazionale come Sommer e Casillas, ritenuti bassi, ma la cui carriera parla da sé.”
Mileto muove i primi passi nell’HinterReggio e prosegue nel settore giovanile della Reggina per diversi anni. Lì ha modo di crescere e maturare sotto la guida di allenatori e preparatori qualificati e di alto livello, tra cui Massimo Taibi e Stefano Pergolizzi. Alla Segato partecipa al campionato Under 17 Elite, parando 12 rigori e raggiungendo la finale valida per il titolo regionale contro la Morrone, e a quello Under 19. Successivamente veste la maglia del Brancaleone come vice e a luglio del 2023 viene acquistato dal Bocale:
“In questa stagione ho vissuto emozioni incredibili. Ho esordito in prima squadra nella partita contro lo StiloMonasterace e già il fatto di aver avuto fiducia da parte del mister mi ha reso molto felice. Capisco che non sia facile affidarsi ad un portiere under nella sua prima grande esperienza, poi naturalmente è toccato a me ripagare questa decisione e non posso fare altro che ringraziare lui e tutta la società. Quest’anno ho imparato davvero tanto anche perchè come primo portiere c’era Pietro Marino che ha pure giocato in Serie A e ho appreso tanto da lui”.
Giovanni Mileto si è reso protagonista anche nel Torneo delle Regioni 2024 grazie alla splendida cavalcata che ha portato la Rappresentativa U19 calabrese in finale contro il Piemonte VdA. Un percorso straordinario per il giovane portiere che è stato più volte decisivo:
“Abbiamo vissuto un’avventura incredibile. L’organizzazione è stata perfetta, il gruppo era molto unito e questo ha sicuramente aiutato perché, a differenza di molti altri che già ci davano per spacciati, noi ci abbiamo sempre creduto. Poi siamo stati guidati da Umberto Scorrano, un allenatore fantastico, ed è stato bello perché abbiamo sentito tanto il tifo, la spinta e l’amore di tutta la Calabria. Dietro ai rigori che ho parato c’è sicuramente tutto lo studio e la preparazione a cui dedico molta cura prima di ogni partita.”
Le qualità tecniche sono senza dubbio uno dei requisiti per essere un buon portiere, ma un ruolo così importante richiede anche un temperamento adatto. Concentrazione, affidabilità, sicurezza, sono solo alcuni dei tratti distintivi di chi protegge la porta e da questo punto di vista Giovanni Mileto sta dimostrando di avere la giusta personalità e mentalità per arrivare sempre più in alto:
“Dico sempre che per essere portiere bisogna essere un po’ pazzi, gli altri sognano di segnare mentre noi scegliamo questo ruolo con l’obiettivo di evitare i goal. Le sensazioni che si vivono sono impagabili sebbene siamo sicuramente sottoposti a maggiore stress perché serve tanta attenzione in campo per non commettere errori. Immagino che questa sia una sorta di vocazione: non devi imparare ad essere portiere ma dovresti sentirlo dentro. Poi io sono estremamente determinato, autocritico e ambizioso, per cui mi piace raggiungere il massimo risultato a costo di fare dei sacrifici. Agli occhi dei miei coetanei può sembrare strano che un ragazzo della nostra età preferisca allenarsi anziché uscire e rinunciare a tanti altri sfizi. Molti possono pensare che sia la fortuna del principiante, ma sono convinto che sia tutto merito di anni di duro lavoro e rinunce. Il mio sogno è trasformare questa passione nel mio lavoro e di volta in volta mi pongo degli obiettivi che intendo raggiungere. Ci tengo a ringraziare la società, tutte le persone che mi stanno vicino e mi supportano. E ringrazio anche me stesso perché mi sto regalando degli attimi davvero speciali.”
E se Mileto dovesse stilare una classifica delle sue top 3 parate di quest’anno sarebbe questa:
“Al terzo posto metterei la parata a circa mezz’ora dalla fine contro il Paternò, nel ritorno degli ottavi di finale di Coppa Italia; nella seconda posizione il primo rigore parato con il Bocale contro Isola Capo Rizzuto, un momento davvero incredibile; infine, il mio cuore dice che sul primo gradino del podio deve esserci la parata che ho fatto nella prima partita contro lo StiloMonasterace sullo scadere del tempo. Quest’ultima ha un po’ cambiato il verso di tutto, io ho acquisito più fiducia da parte dei compagni e della società e mi sono guadagnato un posto nella top 11 di quella giornata.”
Foto a cura di Nicola Santucci, Marco Basile e Giovanni Nasso