
La colonnina dell’entusiasmo ha avuto notevoli sobbalzi dalle parti del Granillo. Proprio lo stadio amaranto rispecchia alla perfezione le emozioni contrastanti che si sono provate nelle ultime settimane. Prima l’assordante entusiasmo pre Siracusa, poi il rimbombo del silenzio tutto delusione e rassegnazione, adesso il boato della speranza al risultato finale di Acireale-Siracusa. Il calcio è quello sport plasmato dalle emozioni forti di cui non se ne può fare a meno.
ENTUSIASMO A MILLE Andiamo per gradi e partiamo dalla prima partita del mese di febbraio che, neanche a farlo apposta, si lega indissolubilmente a quanto accaduto nell’ultima sfida del mese. Una cosa alla volta, però. Domenica 2, la Reggina faceva visita all’Acireale e si prendeva una larga vittoria per 4-0. Difficile, impossibile chiedere di più dall’impegno che precedeva la grande sfida al Siracusa. Vincere, convincere e tante cose belle. Intanto, l’entusiasmo serpeggiava sempre più veloce tra il popolo amaranto, contagiando tutti e facendo riemergere un sentimento frenato da ben note vicissitudini.
RUMORI DI PASSIONE La classifica incoraggiante e il poker rifilato all’Acireale si è tradotto in biglietterie prese d’assalto. Stadio tutto esaurito (capienza massima ridotta, ndr.) in un batter d’occhio per la sfida al Siracusa di domenica 2 febbraio. Le campagne pubblicitarie della società hanno colpito nel segno, così come la squadra amaranto capace di far sognare la tifoseria a suon di ottime prestazioni e mentalità di chi suda la maglia fino all’ultimo minuto. Tutti frutti raccolti in un pomeriggio in cui il Granillo è tornato ad essere quell’incredibile catino di passione assordante e quasi poetica. Coreografia, cori, incoraggiamenti e rumore, tanto, beato rumore.
SILENZIO ASSORDANTE Tutti i buoni propositi si bloccano lì, incastrati in una strettoia buia e dissestata chiamata sconfitta. Quell’1-2 maturato al Granillo ha dato forza al Siracusa e tolto possibilità alla Reggina. Vedersi in vantaggio, essere lì in vetta e sentirsi sul tetto del mondo. Poi venir presi di prepotenza e gettati via alle periferie di un mondo denominato secondo posto. Tutto in 90 minuti, iniziati con il rumore della passione e terminati con il silenzio dello sconforto. Sembrava finito lì il campionato, le speranze e i sogni di promozione. Uscire da quel Granillo in un clima così pensante poteva lasciare il segno per molto.
BOATO DI SPERANZA Eppure le difficoltà non hanno mai limitato il popolo amaranto nella propria storia, anzi l’hanno reso resiliente e forte, in grado di superare ogni caduta e rialzarsi con ancora più felicità e voglia di gioire per la propria squadra. Non c’erano i 7.499 spettatori della gara con il Siracusa, ma contro l’Enna ieri le 3.401 anime amaranto hanno lasciato un’istantanea ben impressa nel racconto della stagione. Vincere, dopo la sconfitta nella super sfida, è diventata l’unica strada. Averlo fatto subito in casa del Licata e con netto 4-0 faceva ben sperare, ma non si andava oltre una fiammella alimentata da pochi. La sensazione era di trovarsi davanti ad una scalata impossibile per chiunque. Come può mai il Siracusa perdere così tanti punti? Interrogativo attuale anche oggi, sia chiaro. Ma quel boato è differente, quel boato vuol dire un qualcosa che non può essere ignorato. Battere l’Enna e poi rimanere con il fiato sospeso, tutti abbracciati e tutti uniti. Avere la conferma che sì, il Siracusa con l’Acireale – proprio quell’Acireale battuto ad inizio febbraio dalla Reggina - ha perso e quell’urlo di gioia unanime venuto fuori da quelle tremila persone che, per un istante, sono sembrate essere 20 mila come i tempi belli. Eccola quell’emozione che va oltre, che rappresenta la benzina migliore per non fermarsi mai. I punti da recuperare ci sono ancora e nessuno può etichettarla come missione facile, ma è con quel boato che si dovrà provare a fare la storia perché a Reggio Calabria c’è una passione differente che non può essere soffocata, non può restare ai margini troppo a lungo.