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Il calcio vissuto con il cuore: il racconto di Angelo Marengo

2025-05-17 09:44

Angela Galluccio

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Il calcio vissuto con il cuore: il racconto di Angelo Marengo

"Sono nato con la palla tra i piedi e si può dire che sia stato mio padre a trasmettermi questa passione"

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Giocare tra i dilettanti non è semplice perché le difficoltà sono tante e spesso sottovalutate. Eppure, ogni domenica si vivono alcune tra le emozioni più vere e autentiche che lo sport possa offrire. In campo non scende chi rincorre la gloria, ma chi ama giocare per il piacere di calciare un pallone ed esultare insieme ai propri compagni.

 

Tra questi c’è anche Angelo Marengo, che ha abbracciato il calcio fin da piccolo e con costanza e dedizione ha affinato quelle qualità che oggi rendono la Prima Categoria una realtà troppo stretta per lui:

 

Sono nato con la palla tra i piedi e si può dire che sia stato mio padre a trasmettermi questa passione. Fino agli otto anni non ero tra i più bravi, facevo fatica a migliorare, ma non ho mollato. Ho continuato ad allenarmi tutti i giorni e alla fine sono riuscito ad ottenere i risultati che speravo.

 

Da allora, il percorso di Angelo è stato ricco di momenti significativi:

 

Dopo un infortunio ho iniziato a giocare a calcio a 5 e si è rivelata un’esperienza gratificante, anche perché ho avuto l’occasione di giocare in Serie C2 con la squadra del mio paese. Le emozioni più forti, però, me le ha regalate il calcio a 11. In Promozione, ad Africo, ho vissuto una stagione formativa. La società e il mister Francesco Criaco, che reputo uno dei migliori, mi hanno dato grande fiducia, mettendomi nelle condizioni ideali per fare bene. Un ringraziamento speciale va a Salvatore Favasuli perché mi ha voluto lì ed è stato il primo a credere in me. È una persona straordinaria sia dal punto di vista umano che professionale. Nella stessa categoria, ricordo benissimo anche il mio primo gol contro il Montepaone sia per il significato, sia per il gesto tecnico: partendo da centrocampo ho saltato due uomini e il portiere prima di segnare. L’anno scorso, invece, a Bova abbiamo vissuto una bella stagione con un gruppo giovane, ma molto unito, e poi a livello personale è stata una soddisfazione segnare oltre dieci gol, considerando che non sono una prima punta di ruolo.

 

Non sono i titoli a definire un percorso, ma i valori che si sceglie di portare avanti. Basta veder giocare Angelo Marengo per capire che dietro quella maglia numero 10 c’è la volontà di onorare uno sport che soprattutto nelle categorie inferiori vive ancora molte difficoltà:

 

Da giovane mi sono lasciato sfuggire alcune opportunità, ma ho sempre messo il calcio al primo posto. Quando per lavoro sono stato a Roma, non riuscendo a stare senza giocare, ho girato a piedi per la città in cerca di una squadra con cui allenarmi. Penso che ogni giocatore debba avere la fortuna di trovare l’ambiente giusto, prima dal punto di vista umano e poi tecnico. Purtroppo, però, è anche il contesto che fa la differenza. Soprattutto in Prima Categoria mancano arbitri, guardalinee e spesso la condizione non ottimale dei campi penalizza i calciatori più tecnici. Quest’anno quando abbiamo affrontato il Polistena mi sono reso conto di quanto quel tipo di terreno mi abbia permesso di esprimermi al meglio. Ma ciò che mi ha colpito davvero è stata la standing ovation alla mia uscita, perché significa che è stato riconosciuto tutto quello che ho dato durante quella partita.

 

Un chiaro messaggio va ai giovani, penalizzati da un sistema che fatica a valorizzarli:

 

Rispetto all’estero, in Italia si punta di meno su di loro e sono anche poche le realtà che si occupano di formarli. Una menzione d’onore va alla scuola calcio Armando Segato che fa davvero un lavoro incredibile in questo senso. Il mio consiglio per i giovani atleti è quello di tenere sempre in mente quattro aspetti: il sacrificio, la mentalità, la volontà e la perseveranza. L’importante è non mollare mai e dare sempre tutto; se lo fai, nessuno potrà mai metterti in discussione.

 

Guardando avanti, l’obiettivo è di poter continuare a dare il meglio qualsiasi sarà la sua prossima destinazione:

 

È ancora presto per decidere, ma le ambizioni non mancano. Anche se quest'anno non è andata come speravamo, penso che la Polisportiva Bovese possa puntare a categorie superiori grazie al sostegno del presidente Giuseppe Neri, che dà tutto per la squadra mettendola sempre al primo posto, e del Ds Pasquale Nucera che ogni anno aggiunge tasselli importanti per il salto di qualità. Da parte mia, con molta umiltà, sento di poter dare tanto tecnicamente e per questo motivo sono pronto a mettermi in gioco anche in contesti ancora più competitivi.

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